Conclude lucidissimo, provando a giocare a calcio fino al 90′. Deve imparare a liberarsi della palla più velocemente, ma conferma la classe per cui lo Spezia lo ha atteso tutta un’estate. L’unica disattenzione purtroppo, è costata cara ed ha fruttato la meta ai nostri avversari, bravi ad approfittare di tutta la larghezza del campo pescando, con l’ultima apertura, un tre contro uno che poteva essere gestito diversamente visto che si partiva da palla ferma sulla linea dei nostri 5 metri. Per le altre partite i limiti sono un po’ più elastici: dai 90 ai 120 metri di lunghezza e tra i 45 e i 90 metri di larghezza. Alla nona giornata il Chievo guida la classifica con 4 punti di vantaggio sulle seconde e, il 18 novembre 2001 nel posticipo serale, si gioca l’attesissimo primo derby in serie A con l’Hellas Verona: i giorni antecedenti la gara sono caratterizzati da un’attesa febbrile. Ai primi del 2020 la Giana, pur se comunque ancora invischiata nella bassa classifica del girone A di Serie C, mostra segni di ripresa, ma il campionato s’interrompe per via dell’epidemia di COVID-19, che dal mese di febbraio conduce al “blocco” quasi totale del sistema sportivo italiano. Allenavo il Pescara in serie A quando affrontammo a casa nostra il Napoli.
E gentile anche con gli altri: una volta lo incontrai per caso in un locale a Napoli. Purtroppo non se ne fece niente e quando ebbi l’opportunità di allenare il Napoli, lui non c’era più e di fatto non c’era più neanche il Napoli. Koopmeiners 5,5 In una serata così bella potevo mettergli un 6 di stima ma l’ho già fatto altre volte per cui direi basta. La squadra che oggi fa di nuovo impazzire tutta Sassari è giovane e bella e il rossoblù della sue maglie è così brillante che persino questo campaccio duro e ruvido sembra illuminarsi. Un esempio positivo per la squadra sotto tutti i punti di vista. 1,75 per 72 kg, baricentro basso, cosce potentissime, uno stacco aereo impressionante, 11,2 secondi sui cento metri, una facilità di dribbling e di cambio di direzione incredibile, giocava indifferentemente col destro e col sinistro. “Appena l’arbitro indicò il dischetto – rammenta – corsi subito in direzione di Di Franco, che stava già stringendo il pallone tra le braccia. Preparando la partita con i miei giocatori mi rifiutai di applicare sull’argentino una marcatura fissa o come spesso facevano i miei colleghi una doppia marcatura: il più delle volte, due mastini che gli saltassero alle caviglie appena prendeva il pallone.
Con lui il Brasile ha vinto 3 mondiali (’58, ’62, ’70), e il quarto in Inghilterra nel ’66 gli sfuggì solo perché pensarono bene di azzopparlo prima. Era un piacere per gli occhi, un miracolo ogni sua giocata. Nonostante si stia parlando di un campione che ha iniziato a giocare alla fine degli anni Cinquanta, fisicamente era un piccolo superman. Un confronto piuttosto breve, di pochi minuti, perché entrai in campo alla fine a risultato ormai acquisito in favore dei brasiliani. Ma Pelé merita il primo posto anche per ciò che ha rappresentato non solo per i brasiliani ma nel mondo intero. Ho giocato all’epoca di «o rey» e ho avuto anche la fortuna di affrontarlo in una finale di Coppa del Mondo, in Messico nel ’70. Il colombiano segna tre reti in due partite, e si candida a dare il suo apporto per il finale di stagione. La partita di spareggio disputato a Valdagno contro il Pordenone vide il Trento vittorioso per 2 a 0 con reti di Scali e Babbo su rigore procurato da Scali che lanciò in delirio i tifosi al seguito giunti a Valdagno in 8000 e che improvvisarono cortei festosi. Un dato solo basterebbe a sancirne la supremazia: 1.300 reti segnate in carriera.
Provate a pensare a 1.300 gol diversi! La Fiorentina usa addirittura quattro diversi colori che sono poi i colori dei quattro quartieri della città. GALEONE Distinguerei due epoche: Pelé è stato il più grande dai mondiali in Svezia del ’58 fino alla vigilia di quelli messicani dell’86, poi inizia l’èra Maradona. E su questo punto ha influito un altro elemento che io da allenatore ho sempre considerato fondamentale: Pelé era un grande uomo e ha sempre condotto una vita da atleta: non beveva, non fumava, non aveva vizi, era educatissimo in campo e fuori. E ancora oggi a distanza di quasi trent’anni dal suo addio al calcio resta un punto di riferimento e uno splendido uomo-immagine. FALCAO È sempre difficile fare paragoni quando, tra due giocatori o due squadre, ci sono tanti anni di distanza. Se oggi potessi scegliere quale dei due giocatori allenare, non esiterei un attimo e prenderei Pelé. Pelé è stato uno dei grandi personaggi del Novecento. RIVERA Pelé è stato il più grande. Anche Diego è stato un grande personaggio, amato dalla gente, ma rispetto a Pelé ha diviso molto di più l’opinione pubblica per alcune sue prese di posizione non sempre condivisibili.
È possibile trovare maggiori informazioni su maglie calcio 2023 sulla nostra homepage.