Una bocciatura altrettanto severa in calcio straniero l’ha ricevuta un’altra promessa di quella Under 21, Ciro Immobile. In media, i protagonisti della fase finale degli Europei Under 21 del 2013 sono stati tesserati da squadre non italiane in due delle ultime otto stagioni2Partiamo dalla stagione 2011/12 perché è il 2011-2013 il biennio di riferimento per l’Europeo Under 21 che celebrò la sua fase finale in Israele; il dato sale a 2.43 stagioni se consideriamo coloro che scesero in campo nella finale contro la Spagna e a 3.28 stagioni se ci restringiamo ai quattordici che all’estero ci sono poi andati davvero. Riseth fu poi ceduto agli austriaci del LASK Linz, stavolta a titolo definitivo. 1999-2000 – Campione d’Italia (2º titolo). Un po’ perché Donati e gli altri protagonisti della spedizione della Nazionale giovanile in Israele hanno adesso l’età giusta per tracciare un primo bilancio della loro carriera (tra i 26 e i 28 anni), un po’ perché quella manifestazione fu per loro un buon palcoscenico (l’Italia giocò bene, arrivò in finale e si arrese solo all’inarrivabile Spagna di Isco, Morata, Thiago Alcantara, De Gea e Koke), un po’ perché a essere attratti dalle loro prestazioni non furono solo club italiani, ci è parso che l’insieme degli azzurrini scelti da Devis Mangia per la fase finale degli Europei Under 21 del 2013 sia un campione statistico ristretto, ma allo stesso tempo significativo.

Fabio Cudicini, nato a Trieste nel 1935, portiere del grande Milan di Nereo Rocco, ha iniziato la sua carriera nelle giovanili della squadra. Come nei primi quattro percorsi sopra ricordati, anche nel caso di Donati e Caldirola la possibilità di giocare in un campionato estero di livello arrivò in un momento di ascesa per la propria carriera. È andata decisamente peggio a un altro giocatore che già nel 2012/13, cioè al momento della fase finale in Israele, giocava fuori. Ogni riferimento a Tavecchio, a Ventura, alla polemica sui troppi stranieri in Serie A e all’eliminazione dalla fase finale di Russia 2018 non è casuale, anche perché, tra gli azzurri scesi in campo contro la Svezia, gli ex Under 21 del biennio 2011-2013 erano cinque: Verratti, Immobile, Insigne, Florenzi e Gabbiadini. Siamo a metà dell’opera di analisi, ma vi rassicuriamo subito: con gli altri sette ex Under 21 faremo prima. Prima della nascita delle competizioni ufficiali, i calendari dei club erano formati esclusivamente da partite amichevoli. Partiamo dai numeri: a tutt’oggi, ben 14 sei 23 convocati -il 61% del totale- ha avuto almeno un’esperienza fuori dall’Italia1Tra i nove rimasti sempre nel campionato italiano, Insigne e Florenzi sono gli unici che hanno sempre militato in top club.

Eppure il flusso in entrata e quello in uscita sono due aspetti complementari del processo che, in poco più di venti anni, ha quasi del tutto annullato le frontiere tra i vari campionati, rendendo più agevole la circolazione dei giocatori nel mercato globale o, meglio, incanalando quelli ritenuti di talento verso i club o le leghe con maggiori possibilità economiche e, fatalmente, quelli con minori prospettive verso società o tornei con meno appeal e meno soldi, al di là della nazionalità riportata sul passaporto. Purtroppo, le cose sono andate diversamente. Mario D’Ascoli, Quando esce il Rossi, in Guerin Sportivo, nº 4 (626), Bologna, Conti Editore, 21-27 gennaio 1987, pp. Tra loro, infatti, un solo giocatore dato in prestito tanti anni fuori (Davide Santon che l’Inter tenne tre anni e mezzo in Premier League al Newcastle) e per il resto solo esperienze fugaci e/o fuori dai campionati che contano davvero: Paloschi allo Swansea City allora allenato da Guidolin; Marrone allo Zulte-Waragem, in Belgio, le cui sirene hanno attratto anche Leali, reduce da un anno non troppo soddisfacente con l’Olympiacos; Bardi all’Espanyol per metà stagione nel 2015/16, senza tuttavia scende mai in campo in Liga; Fausto Rossi, che nel 2013/14 andò in Liga, Real Valladolid e Cordoba, poi tornò a giocare in Serie B e adesso è all’Universitatea Craiova, in Romania.

Fabbri poi andò alla Nazionale, Allodi disegnò la grande Inter di Angelo Moratti: con queste basi dunque il Mantova entrò di diritto nell’élite del calcio, salvo poi compiere il cammino inverso qualche anno dopo. Su Cisalfa Sport trovi un’ampia selezione di maglie delle squadre più iconiche, dai club di Serie A come Milan, Juventus, Inter e Roma, alle squadre internazionali come Real Madrid, Argentina e Brasile. Proprio questo è il presupposto da cui dobbiamo partire, ricordando, ahinoi, che non siamo più negli anni Novanta, ergo imporsi in Serie A non rappresenta più la massima aspirazione possibile per un calciatore non italiano e, al contempo, imporsi in club tipo Parma, Fiorentina o Lazio non può rappresentare il massimo traguardo per un italiano. Se poi, alla predilezione per le chiacchiere da bar e alla deriva razzista che sta attraversando lo stivale, ci aggiungiamo l’idiosincrasia verso l’analisi dei dati, ecco spiegato perché un Troost-Ekong che “ruba” un posto a un onesto difensore italiano sarà sempre più di attualità del destino di un Giulio Donati in Bundesliga.

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