Noi di Maglie Random siamo un gruppo di amanti del calcio e, in particolare, delle sue divise. Qui a Maglie. Un giorno portai in visita il capo di Stato Maggiore dell’Esercito. Ma anche le maglie delle nazionali sono molto richieste, soprattutto in occasione della coppa del mondo o degli europei UEFA. Gli ultimi cinque minuti che poi sono diventati nove avevamo tutti una crisi d’ansia pazzesca perché la Roma è così. Suttttuuyy: La Juventus. Compra le bandiere altrui, non ha paura di vendere, fa esordire un 2000. Poi il logo, lo stadio. Un simbolo della Juventus e uno degli uomini che ha fatto la storia bianconera. La storia del calcio è piena di giocatori infortunati che, non potendo essere sostituiti, andavano a giocare sulla fascia per tenere occupato un avversario senza dover correre troppo. «Ma la storia comincia qui – spiega Sergio D’Oria – in via Ignazio Ricci. Sergio D’Oria, erede di quella tradizione, apre la porta di casa, in realtà un portone. Sergio D’Oria ha cambiato ramo: dopo essere stato per cinque anni amministratore delegato della Borsalino Sud, ora è imprenditore nel settore agroalimentare.

Dal 2008 si tiene Corto Magliese, festival di cortometraggi, che nel 2010 è diventato tematico e organizzato dalla locale sezione dell’Associazione Italiana Vittime della Strada. La banda era formata da malavitosi arrivati da Andria e dalla Campania. L’associazione era guidata da Donato Montinari. Il mondo era cambiato, il copricapo aveva smesso di essere un elemento identitario e interclasse. È il modo di essere libero e tipico del bambino, che può correre senza remore dietro al pallone anche fuori della chiesa, dopo la prima comunione, con il vestito della festa e i mocassini, perché a vedere una palla che salta e rotola non si può star lì a guardare. Alla fine del XIX secolo un fulmine danneggiò in modo irreparabile la statua e parte del capitello. Torce, striscioni e fumogeni, da tempo banditi in Italia, qua sono ancora parte integrante del tifo e anche i 200 tifosi ospiti, chiassosissimi e ben organizzati, ne fanno largo uso. I nostri soldati erano impegnati nella missione “Desert storm” dopo l’invasione del Kuwait da parte dell’Iraq, a cavallo tra il ‘90 e il ‘91. Un odio che nutre la fame di vittorie, e che rende i nostri successi ancora più belli. Aveva marchio Doria. Pochi giorni prima, nel corso di una cena, avevo omaggiato gli ospiti con i nostri prodotti.

Spero di sbagliarmi, ma temo che l’Iraq stia per trasformarsi nel più grande disastro nella politica estera americana: peggio del Vietnam, non nel numero di vittime, ma in termini di conseguenze impreviste e di ripercussione attraverso la regione. Per continuare a divertirci con gli sport che amiamo, dobbiamo prenderci cura del nostro pianeta. Gli investigatori mi portarono il copricapo. Non più semplici copricapo ma accessori preziosi, risultato di abilità, impegno e dedizione». Il risultato? Non ha alcuna importanza, è un incidente secondario. Il risultato? Una gioia per gli occhi. Ambiente nuovo rispetto ai soliti scenari di battaglia. Quindi investì questo nuovo capitale per comperare cinque mele che rivendette a 2000 lire subito reinvestite in sei mele che gli fruttarono 3000 lire. Tutti i fornitori delle forze armate avevano chilometri di poliestere per le mimetiche scure, sul verde, ormai inadatte per le operazioni in zone desertiche, sicché non volevano buttare via le scorte di magazzino. Anche perché alcune delle ottantotto figurine in oggetto (come la 45 che mostra Totti con la maglia della Roma fregiata dallo scudetto), sono diventate “chiave” e scovarle è (nonostante siano passati solo dieci anni) impresa di rilievo. Negli anni Cinquanta le strisce sono solo 5, ma più larghe, e fino al 1958 le uniche modifiche saranno rappresentate dallo scudetto tricolore ricamato sul petto in occasione della vittoria del 6º e 7º titolo di Serie A per i nerazzurri.

Ad esempio, avete ordinato una PlayStation 4, ma avete ricevuto solo un controller Playstation. Vendemmo quando l’azienda aveva ancora un valore. L’azienda è passata di mano. Torino è stata casa mia, la Juve è stata una scuola di vita che mi ha insegnato tanto. Torino ad un passo dal pareggio! Dal 1947 al 1959 la casacca ebbe in prevalenza quattro strisce nere e tre azzurre. Tre piani, per il taglio, il cucito e lo stiro, a cascata dall’alto verso il basso. Porta a ulteriore frutto una vecchia laurea, conseguita presso la Scuola di Amministrazione industriale, a Torino, nel ‘74, e uno dei primi insegnamenti, quando per comporre una controversia tra cappellai di Venezia, spirito concorrenziale, trangugiò di prima mattina tre “ombre”, spirito di vino. L’uomo, già presidente di Confindustria nel 1987, incarna la terza generazione. «Nell’82 ero presidente dei giovani industriali. La Juve, a tutti i livelli, è un esempio di squadra che moltiplica le qualità dei singoli.

Per maggiori dettagli su terza maglia inter 2025 visitate il nostro sito.