E per chiudere in bellezza, al 57’ fa tripletta con un calcio di rigore. Lo strinsi per il collare, lo feci tacere, e ascoltai meglio. Per arrivarci si dovrà passare dall’Intertoto: proprio in estate, durante questo torneo, Ale torna in campo e torna al goal. All’Old Trafford contro il Milan arriva però una delusione cocente; qualche mese più tardi la Juventus si prenderà la propria rivincita nella Supercoppa Italiana giocata a New York proprio contro i rossoneri e sarà quello l’unico trofeo della stagione alle porte, l’ultima dell’era Lippi. Sarà proprio Ale, con un patto d’acciaio con i propri compagni, a salvare l’allenatore romano e a far rinascere la Juventus. L’anno successivo, dopo aver vinto in estate la Supercoppa Italiana ai danni del Vicenza, in campionato non ce n’è per nessuno: l’Inter cerca di contrastare l’armata bianconera, forte dell’arrivo di Ronaldo; ma il vero fenomeno è Ale che in trentadue partite segna la bellezza di ventuno reti, l’ultima delle quali proprio contro l’Inter, nella sfida decisiva del 26 aprile al Delle Alpi. Una storica qualificazione avvenuta quando la Roma giocava allo stadio Flaminio, a causa dei lavori di ammodernamento dello stadio Olimpico che ospitò le partite della Nazionale ad Italia 90. Rimasto nel cuore dei romanisti, la Sud lo ammirò per la sua tenacia.
Segna il primo gol stagionale in campionato nella sconfitta con la Roma all’Olimpico di Torino con un gran sinistro al volo sul palo opposto da posizione defilata. Nella stagione successiva il Cagliari, con in panchina il debuttante Daniele Arrigoni e trascinata dal fantasista di Oliena, gioca un campionato dai due volti, fortissimo in casa e fragile in trasferta, rimanendo a lunghi tratti nella parte alta della classifica salvo poi crollare alla fine; la squadra rossoblù chiuderà al 12º posto e raggiungerà per la terza volta nella sua storia la semifinale di Coppa Italia. Il F.C. Potenza viene iscritto alla Seconda Categoria Basilicata, dove chiuderà al 6º posto per poi sciogliersi definitivamente. Un goal che vale uno scudetto: il secondo consecutivo, il terzo per Del Piero. Già, Lello. Un altro grandissimo di quel gruppo, plasmato a propria immagine e somiglianza dal burbero allenatore triestino, ma che Rocco portò ai vertici del calcio italiano (terzo posto in Serie A nella stagione 1957/58). Con Pin fra i pali, Blason e Sarti la difesa del Padova era di marmo e Zanon, che non sempre giocava titolare, raccontava di Scagnellato: «Spesso lasciavo l’avversario e dicevo: “Lello, pensaci tu”.
Ciò consentì, negli anni delle maggiori fortune del Varese Calcio (che tra gli anni 1960 e 1970 disputò più volte il campionato di Serie A), di portare la capienza fino a 23.000 spettatori (complice il fatto che i posti non erano numerati e si permetteva agli spettatori di accomodarsi non solo sulle gradinate, ma anche sul velodromo o sulla pista di atletica). Potrai anche aggiungere lo scudetto del campionato inglese o quello della Champions League. A fine stagione le marcature di Del Piero in campionato saranno ben sedici e l’ultima avrà un sapore speciale: la Juventus all’ultima giornata di campionato va a Udine. Il menhir, conosciuto anche con il nome di Crocemuzza, maglie di calcio più belle venne scoperto da Cosimo De Giorgi a fine Ottocento. Nei primi quattro anni dell’accoppiata Del Piero-Lippi, la Juventus vince sempre e vince tutto ed anche la quinta stagione sembra partire con il piede giusto. Su quattro ne porti anche tre. Quest’anno ho anche avuto il privilegio di conoscerlo e stare un po’ con lui in occasione della Coppa Davis giocata a Genova, maglie calcio 2024 dove ci ha battuto con la sua Svizzera.
Al 19’ Ierace e Vierci si scontrano e il nostro difensore rimane a terra, dopo aver battuto violentemente il capo a terra. Ho camminato per venti metri a una spanna da terra per quell’omaggio, mi è venuto spontaneo inchinarmi a ringraziare come fanno gli attori, perché il Bernabéu è un grande teatro, il più grande del calcio. La maglia era a scacchi bianco e neri (in realtà, più precisamente, a quarti), con pantaloncini bianchi e calzettoni neri: per questo motivo erano chiamati “gli scacchi”. Decisiva è la vittoria al Santiago Bernabéu; era dal 1962 che la Juventus non usciva vittoriosa dallo stadio delle “Merengues”. Gridai di no, che la mia strada era attraverso le colline. Fabio Vergnano, LA MIA JUVE – Umberto Agnelli: «Sempre più forti e nel nostro stadio», in La Stampa, 7 maggio 2002, p. Sul maxischermo dello stadio Delle Alpi è proiettato un video con tutti i goal del nostro capitano, la curva intanto espone uno striscione gigante: «183 Alessandro Del Piero imperatore bianconero». Pochi minuti prima dell’inizio della partita entrano in campo undici ragazzini che indossano le maghe delle squadre a cui Alessandro ha segnato i goal più importanti, dal River Plate alla Fiorentina, passando per Milan, Inter, Real Madrid e Borussia Dortmund.