Un ruolo al vertice della nuova società in costruzione che Quintana condivide con Davide Calvi e che nelle intenzioni della prima ora avrebbe dovuto fare da cuscinetto con le nuove forze imprenditoriali e con gli investitori pronti a cimentarsi nel progetto del calcio gallipolino. Infine al 92° calcio della tolleranza in favore del Milan che, al termine della partita, appare ben più provato della Juve. Senza riguardo della moda di voto degli altri quartieri e/o zone, la Bolognina ha sempre prediletto, senza eccezioni lungo l’asse temporale che, dal secondo dopoguerra, porta ad oggi, candidati di sinistra in qualunque votazione ufficiale, i cui dati elettorali specifici del rione siano stati registrati, nonché sempre presentato alle urne le maggiori affluenze comunali. Prospetticamente, i Bolognina Warriors appaiono più disorganizzati e eterogenei, uniti principalmente dalle sfide personali anziché da obiettivi comuni. Era il 1959 quando Quinto Bertoloni, di ritorno dalle esperienze professionistiche di Torino e Pro Patria, prese la guida tecnica della prima squadra.
Dalle narrazioni fornite dai testimoni privilegiati, emerge che la cosiddetta “baby gang” dei Bolognina Warriors si discosta significativamente dai tratti distintivi di una tipica street gang. L’elevata rappresentanza di giovani immigrati in questo gruppo è correlata principalmente ai flussi migratori concentrati nell’area della Bolognina. Esaminando la configurazione della formazione del gruppo,emerge la sua dinamicità intrinseca, con la facilità di movimento nel territorio e la propensione ad accogliere giovani contingenti nell’entità collettiva. Questa identificazione territoriale assume rilevanza nell’identità collettiva del gruppo. Tuttavia, questa identificazione territoriale non limita la dinamicità del gruppo, che è in grado di spostarsi senza conflitti territoriali, ad esempio con il quartiere del Pilastro. Primo fra tutti, manca un chiaro dominio del territorio da parte del gruppo, e non sembra essere impegnato nella difesa di tale territorio da bande rivali. La tappa 12 dell’edizione numero 104 del Tour de France, la difficile Pau-Peyragudes, di 214.5 chilometri, con insidioso arrivo in salita in prossimita’ della stazione sciistica dei Pirenei e con ben sei Gran Premi della Montagna, dei quali due di primo livello e uno hors categorie, è stata vinta, come detto, dal francese Romain Bardet. Allo stesso tempo non va dimenticato che le società di Serie C sono costrette a pagare le stesse tasse dei club di prima e seconda divisione, pur avendo molte più problematiche dal punto di vista regionale e logistico, per nulla comparabili a quelle dei top club professionistici.
Non usiamo solo l’algoritmo come si è narrato per tanto tempo. Nella stragrande maggioranza dei loro profili, oltre al nome personale, si fa uso del toponimo corrispondente alla zona di residenza, come nel caso specifico della Bolognina per i membri dei BW. Storicamente, la Bolognina ha funto da ambiente per realtà marginali, originariamente come quartiere operaio per immigrati meridionali e oggi come area multietnica per nuovi residenti. L’essenza di questo gruppo si distingue dalla figura del criminale professionista per la sua notevole versatilità, abbracciando una varietà di comportamenti antisociali quali furti, vandalismo e aggressioni, senza specializzarsi in un illecito specifico. La forza del gruppo risiede nella sua capacità di catalizzare comportamenti e tratti caratteriali attraverso una sorta di “reazione chimica”, che potrebbe non emergere individualmente. Analogamente, si osserva l’adozione di appellativi territoriali quali Pilastro per i “Pilastrini” e San Donato per i membri del gruppo “San Donato Criminals”. Un aspetto distintivo è il legame dei membri con il territorio, evidenziato dal nome del gruppo, Bolognina Warriors, che richiama l’area di residenza della maggioranza dei componenti. Le manifestazioni comportamentali contrarie alle norme sociali, riscontrabili nell’ambito del gruppo noto come “Bolognina Warriors”, possono essere interpretate mediante l’applicazione del concetto di sottocultura delinquente coniato da Cohen.
I Bolognina Warriors sono principalmente giovani immigrati, spesso appartenenti alle seconde generazioni nate in Italia, con una preponderanza di individui di origini magrebine e senegalesi. In questo contesto, i Latinos (LK e Netas) mostrano una struttura più organizzata rispetto ai Bolognina Warriors. In questo contesto, l’analisi sociologica rivela la complessità delle dinamiche comportamentali all’interno della subcultura del Bolognina Warriors, mettendo in luce l’interplay tra la ricerca di status sociale attraverso il furto di simboli di prestigio e l’aggressione deviante rivolta a individui vulnerabili, quale espressione di un’identità di gruppo controversa e multifacetica. Tale evento suscita perplessità in quanto il signore coinvolto aveva reagito in modo appropriato a un affronto, secondo quanto riportato da un dirigente di una scuola nell’area di Bolognina. Tuttavia, la trascrizione di un episodio in cui si registra un’aggressione verbale e quasi fisica rivolta a un signore anziano, ex partigiano, introduce un elemento di particolare dissonanza. Tuttavia, i BW non sembrano presentare un orientamento verso la devianza. Tuttavia, è possibile che alcuni di loro, con la stessa probabilità, abbiano intrapreso una vera e propria carriera criminale, indipendentemente dal gruppo. Tuttavia, va notato che all’interno di questo contesto non manca la presenza di figure di nazionalità italiana.